Jimi Hendrix Purple Haze e Fiori di Gaia. La leggenda entra nel catalogo TOP Selection di Fiori di Gaia.
Pubblicata nel 1967, Purple Haze è uno dei pezzi più identificativi della discografia di Hendrix. La leggenda dice che nello stesso anno venne realizzato il primo strain della Purple, ritenuta ai tempi l’erba più ‘psichedelica’ di tutte. Le origini dell’ibrido sono avvolte nella leggenda, così come quelle del pezzo.


Jimi Hendrix Purple Haze e Fiori di Gaia
Secondo alcune voci, Jimi Hendrix affermava che l’ispirazione per il testo del pezzo gli venne da un sogno. Mentre camminava sotto il mare incontrò una nebbia viola che lo catturava e rischiava di farlo perdere per sempre nelle profondità dell’oceano. Solo la sua fede in Gesù Cristo lo aveva poi salvato. Jimi descriveva il sogno come un’esperienza traumatica.
E i rumor secondo i quali una delle prime stesure del testo avesse nel ritornello “Purple Haze, Jesus Saves” sembrerebbero confermare la leggenda del sogno.
Le origini della partitura, invece, sono un po’ più certe, anche se con Jimi non si può mai dire… Sembra proprio che il pezzo sia stato scritto con la supervisione del Manager di Hendrix, l’ex-bassista degli Animals, Chas Chandler. I due avevano già registrato e pubblicato il primo singolo di Hendrix, la cover di “Hey Jude” di Tim Rose ed erano alla ricerca di un seguito.
Era il 26 dicembre del 1966, e dopo una conferenza stampa all’East London’s Upper Cut Club, o come dicono altri nell’appartamento della ragazza di Hendrix, mentre era insieme a Chandlers, Jimi si mise a strimpellare il riff di quella che poi sarebbe stata nota a tutti come Purple Haze.
Chandlers ne rimase stupito, si girò verso Jimi e lo incoraggiò a proseguire e finirla, perché sarebbe stato il perfetto prossimo singolo.
Rispetto alla versione originiale scritta da Hendrix, quella invece registrata per la prima volta con Noel Redding al basso e Mitch Mitchell alla batteria ha un paio di strofe in meno. Il materiale scritto di getto da Jimi era decisamente troppo per la durata di un singolo.
L’inconfondibile effetto di leggera eco che da un’impressione di distanza venne ottenuto da Hendrix e Chandlers, che amavano sperimentare trucchi sonori ‘fai-da-te’, mettendo delle cuffie sopra uno dei microfoni di registrazione.
Un’altro dei tratti che la rendono inconfondibile è l’overture (come dicono quelli bravi). L’accordo di apertura di due riff seguiti da un intervallo di quinta appiattito, detto RE5 / D5 o ‘tritone’ che per molto tempo è stato bollato come la dissonanza perfetta e che all’epoca veniva debitamente evitato.
Purple Haze è un pezzo unico e fuori dagli schemi, e non ci stupiamo che il suo nome venne dato a uno degli strain più ricercati dei Sixties.
Per saperne di più vi consigliamo anzitutto di sentirvi il brano musicale, e due letture interessanti qui 1) e qui 2), mentre gustate la Purple Haze idroponica di Fiori di Gaia.
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